La famiglia di un paziente oncologico, in particolare se bambino, si trova ad affrontare non solo il dolore e la paura relative alla diagnosi ma anche una serie di sfide complesse nel rapporto con il malato. Ecco come il sostegno del personale sanitario, il supporto logistico e strutture sanitarie all’avanguardia possono fare la differenza.
Un figlio malato di tumore, in particolare se minore, impone scelte difficili. Scelte nella gestione quotidiana del bambino, della relazione con lui e con la malattia. Come spiegare, ad esempio, al proprio figlio che è malato? In questo contesto il sostegno del personale sanitario – medici, infermieri e psicologi – è fondamentale. Gli specialisti hanno il compito di ascoltare le necessità dei caregivers e fornire alle famiglie gli strumenti adeguati a sostenere al meglio i propri cari in un momento così complesso.
Per i familiari, anche il supporto logistico è importante. Sono molti coloro che, per consentire al proprio figlio le migliori possibilità di cura, si vedono costretti ad allontanarsi dalla propria città, regione o addirittura Paese. Finanziando le case di accoglienza possiamo garantire a queste persone un punto di appoggio sicuro e gratuito che consenta loro di accompagnare i propri cari.
Anche la progettazione delle strutture ospedaliere può fare una grande differenza. Reparti pediatrici a misura di bambino, che facilitano il gioco, la socialità e lo svago, rappresentano un valore aggiunto non solo per i piccoli pazienti ma anche per i familiari che li accompagnano e che si trovano a condividere con loro questa nuova dimensione. Questa riflessione, ad esempio, è alla base del progetto di restyling del day hospital del Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Infermi di Rimini (link al progetto) sostenuto da Il Germoglio onlus.